Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati. In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana. Successivamente, si trasformò in un dovere: sentirsi infelici provoca senso di colpa. Dunque chi è infelice è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.
(Zigmunt Bauman)
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Eccezionale!
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Quindi siamo pasati dall’incolpare Dio della nostra infelicita’ ad incolpare noi stessi… ci stiamo montando la testa, evidentemente. Qualcuno dovrebbe avvisarci che non siamo Dio.
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Grazie Lupo per questa citazione, apri la mia mente a molte riflessioni.
Sereno wek end, Nico. 😉
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Grazie “principessa” Nausica, lieto di averti dato degli stimoli per affrontare delle riflessioni personali.
Un sincero abbraccio…. 🙂
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Mi dai molto più di uno stimolo, sveglia Lupo 😉
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Non mi trovo molto d’accordo, personalmente credo che, senza l’una non ci sarebbe l’altra, in pratica la teoria dello yin e dello yang, penso quindi sia giusto provare entrambe in momenti diversi. Poi tutto dipende anche dal significato che si da alla felicità, per me riusciamo a raggiungerla solo in attimi….che poi si dissolvono, non può essere uno stato d’animo duraturo come invece può esserlo la serenità, ma questo è solo il mio pensiero 🙂
Buon pomeriggio Nico!
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Ciao Silvia, ti posto la mia risposta data a Silviatico, certo è che la felicità appartiene al tempo infinito, per la finitudine umana sarebbe opportuno usare la parola gioia.
Un abbraccio e un dolce sabato sera a te…… 🙂
E’ vero caro amico, a volte non viene dato il giusto significato alla parola felicità.
Nell’antica Grecia questa parola veniva usata per descrivere la differenza fra chi aveva uno stato interiore intimamente beato, da coloro che abbondavano di beni esteriori, da qui la dottrina morale dell’Eudemonismo che ripone il concetto di Bene nella parola felicità. Mentre i Sofisti inclusero le due condizioni in un’unica condizione, per il grande Socrate invece, la felicità era collegata alla rettitudine e alla virtù. In seguito la felicità venne fatta consistere nella serenità d’animo di coloro che restano imperturbabili ad ogni avvenimento, dedicandosi quindi soltanto alla vita virtuosa, distruggendo in questo modo nella loro anima, qualsiasi desiderio di beni esteriori.
Lo sbaglio più grande che facciamo ai giorni nostri è considerare la felicità uno stato di benessere materiale, se cosi fosse non sarebbe più Eudemonismo ma Utilitarismo belo e puro.
Io la penso come Socrate, che qui sotto scrive:
“Non dalle ricchezze ma dalle virtù nasce la bellezza della felicità.”
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… Se almeno si sapesse, si comprendesse davvero, il significato della parola felicità! Una parola che cela in sè il tutto e il nulla di individui brancolanti su filo esile, uno di quelli che concorrono a intrecciare la ragnatela della Storia. Invece la si usa a parametro coercitivo o idealità a seconda dei casi, per ingarbugliare proprio quel filo sul quale a stento fatichiamo nel procedere…
Grazie più che mai per lo splendido spunto di riflessione
Un abbraccio e l’augurio per un fine settimana sereno…
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E’ vero caro amico, a volte non viene dato il giusto significato alla parola felicità.
Nell’antica Grecia questa parola veniva usata per descrivere la differenza fra chi aveva uno stato interiore intimamente beato, da coloro che abbondavano di beni esteriori, da qui la dottrina morale dell’Eudemonismo che ripone il concetto di Bene nella parola felicità. Mentre i Sofisti inclusero le due condizioni in un’unica condizione, per il grande Socrate invece, la felicità era collegata alla rettitudine e alla virtù. In seguito la felicità venne fatta consistere nella serenità d’animo di coloro che restano imperturbabili ad ogni avvenimento, dedicandosi quindi soltanto alla vita virtuosa, distruggendo in questo modo nella loro anima, qualsiasi desiderio di beni esteriori.
Lo sbaglio più grande che facciamo ai giorni nostri è considerare la felicità uno stato di benessere materiale, se cosi fosse non sarebbe più Eudemonismo ma Utilitarismo belo e puro.
Io la penso come Socrate, che qui sotto scrive:
“Non dalle ricchezze ma dalle virtù nasce la bellezza della felicità.”
Grazie Silviatico per i tuoi commenti sempre molto pertinenti…
Un abbraccio sincero….
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